Un pezzo dolcissimo, come il sentimento che lega il cane al proprio padrone
"Chi non ha mai avuto un cane non sa cosa significhi essere amato veramente". Queste parole, che avremmo sentito decine di volte uscire dalle bocche di fieri proprietari di labrador, pinscher, bassotti e chi più ne ha più ne metta, non sono state pronunciate dal primo pirla che passa, bensì da Arthur Schopenhauer che, in queste gentili creature, è stato in grado di scorgere uno spiraglio di felicità nel perpetuo moto di quel "pendolo tra noia e dolore" che risponde al nome di vita.
Ed è proprio il legame indissolubile che si instaura tra un cane e il suo padrone il sentimento su cui Vittorio Nacci ha deciso di basarsi durante la creazione di Quanto spazio, il suo ultimo singolo. Pubblicato da Trulletto Records su distribuzione Believe Music Italia, il pezzo è infatti un toccante omaggio che il cantautore originario di Monopoli ha voluto dedicare a Shiro, il suo amato cane, venuto a mancare un anno fa.
Il brano, basandosi su un ostinato giro di soli due accordi di chitarra acustica, si dipana per sei minuti abbondanti all'interno di atmosfere eteree e nostalgiche, in bilico tra un pop cantautorale arricchito da una sezione di violini e l'indie/lo-fi, grazie alla voce pacificamente sommessa di Nacci che a tratti sembra provenire dall’amplificatore di una vecchia radio.
Una strumentale agrodolce, arrangiata insieme al producer Fabrizio Semeraro, su cui vengono adagiate strofe laconiche, intrise di carezzevole tristezza. Nella traccia, oltre a raccontare lo spazio lasciato vuoto dalla sua assenza, il musicista pugliese omaggia infatti una lunga serie di giorni felici, fatta di corse, giochi e passeggiate in riva al mare con Shiro. Una presenza costante, capace di riverberarsi oltre la sua esistenza, rappresentata dal fischio con cui Nacci chiamava il suo migliore amico a quattro zampe, presente più volte nel corso della traccia.
Quanto spazio senza te
Vita che non ride senza te
Mani vuote di carezza senza te
Canta Vittorio Nacci nel suo ultimo singolo. Sin dal primo ascolto, si avverte come Quanto spazio non sia un brano dalle velleità commerciali, ma una vera e propria terapia musicale, intrapresa dal musicista monopolitano con lo scopo di "dare voce a una perdita vertiginosa".
Partendo da un’esperienza estremamente personale, il brano riesce ad aprirsi alla sensibilità collettiva, permettendo a chiunque abbia provato lo stesso dolore di immedesimarsi: cosa tutt’altro che scontata, che solo pezzi ben scritti riescono a fare.
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La recensione Quanto spazio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-09-11 23:37:03
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